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Degustazione interessante di Sauvignon che noi chiamiamo pisciati per l’ovvio sentore. Mettiamo a confronto Trentino Alto Adige e Friuli su una tipologia molto particolare, che o ami o odi.
Alla degustazione oltre al solito gruppo si è unito un degustatore di lunga esperienza, che farà parte delle degustazioni come guest star anche in altre occasioni. La degustazione è stata effettuata alla cieca per evitare di farsi condizionare dal nome e dalla fama dei produttori. I vini non son risultati tutti sufficienti, alcuni davvero al limite e con delle grandi disparità di giudizio
Iniziamo con il dire che abbiamo un vincitore per distacco su tutti ed è il Mantele di Nals Magreid 2013, veramente equilibrato, fruttato ma non stucchevole, poco “pisciato” (caratteristica pipì di gatto dei sauvignon) ma persistente ed elegante in bocca. Secondo classificato, con un po di delusione dato il produttore di gran fama e bravura, il Franz Haas 2013, quest’ultimo più slegato, sapido e con sentori di senape in chiusura, discretamente persistente. A discolpa del Sauvignon di Franz c’è da dire che era in bottiglia da poco, ci riserviamo di riprovarlo in futuro. Terzo e ultimo entrambi molto sotto al secondo, si piazzano il Le Vigne di Zamò 2012, che in un primo assaggio ci è parso potabile, ma poi dopo un ora che era aperto è peggiorato nettamente tanto da contendere l’ultimo posto al Sauvignon LaTunella 2012, oltre che a rischiare il tombino. La Tunnella che ben ci aveva impressionato in una fiera a Crema (Vino in Corte) con il Col Matiss, quanto ci ha deluso in questa orizzontale, risultando di pochissimo corpo, slegato e con una chiusura amarognola. Le vigne di Zamò è un vino comunque interessante per il fatto di essere senza solfiti aggiunti (etichetta vino libero), forse va bevuto in annata e senza aspettare troppo che si ossidi.
Tutto sommato a parte il Mantele, non è c’è stata una grande qualità nel bicchiere questa volta, ma bisogna provare tutto per capire e in questo caso abbiamo capito che il Sauvignon di Franz Haas che fa barrique, se non affinato adeguatamente, lascia quella nota di legno che dopo un po ci snoia troppo e riduce drasticamente la beva.